Un albero ed una storia

Ogni tanto - in realtà a me succede abbastanza spesso - mi capita di pensare a qualcosa di speciale, oppure vedo una cosa che mi colpisce particolarmente, magari mentre viaggio in auto, o passeggio, e dopo pochi istanti questa cosa (o pensiero) si associa inaspettatamente ad un'altra sensazione, complice, quasi una "chiosa" del pensiero appena iniziato...
E' come se nell'inconscio il pensiero e la sensazione si cerchino, come nella leggenda cabalista delle due anime (Nella concezione cabalista dell'anima infatti questa, nel momento in cui è creata, viene "spezzata", divisa in due metà e incarnata in due corpi diversi. Finchè l'uomo e la donna non ritrovano quella mezza parte di anima saranno condannati a reincanarsi senza conoscere Dio...) e spesso la voce, la musica, l'udito insomma chiudono il cerchio.
Tutto questo preambolo "barocco" solo per spiegare ciò che mi è successo stamattina: andando al lavoro passo lungo un viale alberato, e noto con dispiacere che alcuni begli alberi che conosco da anni (visto che costeggiano un parco dove spesso faccio il flaneur...) venivano tagliati.
Lo so che erano vecchi e pericolosi, so anche che l'ultima tromba d'aria (sic!) di qualche giorno fa' ha peggiorato la situazione e la loro stabilità, certo, sono consapevole che le vecchie fronde devono essere tagliate via per far posto ai nuovi alberi, tutte ragioni e spiegazioni lodevoli e sensate, eppure....
Non so, quel taglio "a vista" mi ha intristito.... Ed allora, mentre procedo pensieroso ed un po' mogio in auto, in radio viene letta letta questa bellissima poesia di Trilussa, che non conoscevo.
Ed il cerchio si chiude.

Il testamento di un albero

Un Albero di un bosco chiamò gli uccelli e fece testamento:

- Lascio i fiori al mare,lascio le foglie al vento,
i frutti al sole e poi
tutti i semi a voi.
A voi, poveri uccelli,perché mi cantavate le canzoni
nella bella stagione.
E voglio che gli sterpi,
quando saranno secchi,
facciano il fuoco per i poverelli.
Però vi avviso che sul mio tronco
c'è un ramo che dev'essere ricordato
alla bontà degli uomini e di Dio.
Perché quel ramo, semplice e modesto,
fu forte e generoso: e lo provò il giorno che sostenne un uomo onesto

quando ci si impiccò.

Trilussa


Commenti

Ornella ha detto…
Molto bella ma anche tanto amara!
Bastian Cuntrari ha detto…
Splendida e struggente, Fabio, non la conoscevo!
È strano leggere Trilussa non vernacolare: santa ingnoranza...
Simona Ferlini ha detto…
un pioppo c'è sulla karlsplatz
in mezzo a berlino, città di rovine
e chi passa per la karlsplatz
vede quel verde gentile.

nell'inverno del '43
gelavano gli uomini, la legna era rara
e mai tanti alberi caddero
e fu l'ultimo inverno per loro

ma sempre il pioppo della karlsplatz
quella sua foglia verde ci mostra

sia grazie a voi, gente della karlsplatz
se ancora è nostra

(a proposito di vernacolare, era "tutti 'li' semi a voi", che ci sta anche con la metrica ...)
rom ha detto…
Eccola qui, una ulteriore prova dell'indifferenza della natura!
Scusa, ma tu, se fossi albero, e un uomo venisse lì da te a impiccarsi ad un tuo ramo (no, non quello... :-), lo sosterresti, o faresti qualcosa, un piegamento, una rottura, per cui quello non riescirebbe a uccidersi? Penso di sì. O almeno gli diresti qualcosa per tentare di distoglierlo dal suo intento. L'albero no, tace e sostiene. E vabè: è un albero, che ci vuoi fare. Allora la frustata è quella di Trilussa. L'uomo è onesto, e si impicca: si impicca perché è onesto? Mamma mia!... E l'albero è meritevole, nel sostenerlo in questa onestà che s'impicca. Mi sfugge, il pensiero, e si dilunga: infatti, se l'onestà s'impicca, resta la disonestà? Oppure l'onestà impicca la disonestà, e il problema è che sono presenti nello stesso corpo, che infine tra i due litiganti non gode affatto, anzi ci lascia le penne? Però, resta la sensazione che qui, non so dove, c'è qualcuno che per onestà dovrebbe impiccarsi e noi, per quel qualcuno, faremmo eccezione alla nostra natura umana compassionevole, e lo sosterremmo come quell'albero sostenne.
Ornella ha detto…
Ci puoi scommettere, Rom!
amatamari© ha detto…
Ma sei sicuro che l'autunno non influenzi il tuo stato d'animo?
:-)
la signora in rosso ha detto…
aspro Trilussa.... consoliamoci guardando gli alberi in questa stagione...sono un tripudio di colori.
Quelli che verranno tagliati da te, saranno sicuramente sostituiti, d'altronde anche gli alberi si ammalano e muoiono.
maria rosaria ha detto…
non sarà un trilussa in vernacolo, ma che bel finale degno di nota colorita. rom ha ragione da vendere.
bacio
Elisen ha detto…
anche a me mette molto tristezza vedere alberi buttati giù...penso sempre che ci doveva pur essere un'alternativa..un modo insomma per far chiudere il cerchio :)
fabio r. ha detto…
la sorpresa di leggere trilussa non in vernacolo è stata grande anche per me, e poi - per rispondere a Rom ma anche ad un primo dubbio che ho avuto io - penso che la dignità di quell'albero non sia caduta per aver accettato il suicidio di un uomo giusto, ci vuole coraggio anche per accettare quelle scelte che noi non approviamo...
Leggendo la frase sull'insensibilità della natura cmq mi è venuto in mente Goethe ed il suo passaggio dallo Sturm und Drang alla Klassik, proprio con una poesia, Das Göttliche, ovvero il Divino (non Giulio eh?!) in cui lui accusa la natura di essere insensibile, visto che il sole splende peri giusti e per i mascalzoni! e quindi nobile sia solo l'uomo...!
bello, forse vero (nella teoria della Klassik non fa una piega) ma triste!
ziamaina ha detto…
Teoria cabalistica? Credevo fosse il mito delle metà di Platone.
Comunque concordo, qualunque sia il motivo, auspicando che sia legittimo, veder tagliare un albero è sempre una cosa triste, specie considerando quanto tempo ci ha messo a crescere.
Quasi una metafora vivente della frustrazione d'aver tanto faticato per arrivare ad un punto e vedersi cadere a terra in pochi istanti.
Ne so qualcosa, specie in quest'ultimo periodo...
fabio r. ha detto…
@zianaina: il mito è praticamente identico (un esempio di monomito alla Campbell) qui nella versione Talmudica in più c'è solo la sfera metafisica di jahve che resta lontano finche le 2 anime non di riuniranno. per la precisione... :-)
Prisma ha detto…
Anche a me rende infinitamente triste l'abbattimento di un albero... Più o meno un anno fa ho sofferto come non avrei mai immaginato, al vederne tagliare uno sotto casa mia...

Non conoscevo la poesia di Trilussa...

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