Abbey Road

La mattina dell'8 agosto 1969 i Fab Four uscirono dagli studi, scesero le scalette dell'ingresso, e mentre un poliziotto fermava il traffico attraversarono il passaggio pedonale un paio di volte sotto il flash della macchina; Iain Macmillan fece otto scatti, tutto finito in meno di un quarto d'ora.
Così nasce la copertina dell'ultimo album da studio dei Beatles (in ordine di registrazione, anche se "Let it be" venne pubblicato in seguito), quella forse più polemica ed intrigante, che dette vita alla teoria delle morte di Paul, una teoria che - malgrado gli anni - sembra ancora regger: l'edizione italiana della rivista Wired le dedica addirittura un esauriente articolo dubbioso e la copertina di Agosto!

Come ricorda la Bbc, inizialmente il disco avrebbe dovuto chiamarsi "Everest", in omaggio alla marca di sigarette preferita dell'ingegnere del suono, Geoff Emerick, ma la prospettiva di dover creare una copertina himalayana convinse il gruppo a dedicare l'album agli studi di registrazione della Emi dove avevano lavorato per sette anni.
La teoria del "Paul is dead" trasse però linfa vitale dal fatto che nella foto scelta per la copertina Paul McCartney è ritratto senza scarpe (ma in alcune delle altre le indossava), non cammina al passo con gli altri tre e il maggiolino parcheggiato dietro di lui ha targa 28 IF, ovvero "28 (anni) se...", se fosse ancora vivo e non fosse stato soppiantato da un sosia (che doveva essere bravissimo, va detto) due anni prima; a chi faceva notare che Paul aveva in effetti ancora 27 anni, veniva risposto che la tradizione indù contava gli anni dal momento del concepimento.
Caratteristica meno nota della copertina è che non ha alcuna scritta: se la cover del White Album riportava almeno il nome del gruppo in rilievo, "Abbey Road" si limita a identificare gli autori della musica con la foto.

Una curiosità: nel 1993 fu lo stesso McCartney a farsi fotografare su quelle strisce per un disco dal vivo intitolato appropriatamente "Paul is live".

Commenti

ziamaina ha detto…
Già, gli Abbey Road.
Per me conta il fatto che ci abbiano lavorato i Pink Floyd, oltre che altri grandi artisti, tra cui certamente i Beatles sono i più famosi al mondo.
Nel 2005 ricorreva il trentannale dalla loro apertura: per me quello fu l'ultimo viaggio a Londra, purtroppo :-( ma conto di tornarci quanto prima, magari allungando il giro a Stonehenge (sarebbe splendido).
Il 'comproprietario' ed io andammo a visitare gli studios, da bravi musicofili non potevamo certo perdere una simile occasione (come per tutti gli altri concerti, è sempre lui quello che si organizza per tempo).
E lì avvenne una delle mie rare esperienze "paranormali".
Magari ne parlerò in un post, visto che anche stavolta (ma ci avevo già pensato ieri sera guardando i servizi dei telegiornali) prenderò ispirazione da te.
Ora gatte e caffè reclamano la mia attenzione. Buona domenica :-)
AndreA ha detto…
Bel post! ;)

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